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Come era stato annunciato sul nostro forum, in questa edizione di Play Coyote Press ha inaugurato un nuovo metodo per condurre le demo dei propri giochi: tutte le avventure sono infatti state liberamente tratte da film, libri e serie TV di successo; delle vere e proprie demo “a tema”.

Incuriositi da questa iniziativa abbiamo concordato con Davide Losito e Iacopo Frigerio la possibilità di intervistare uno dei giocatori (che ha accettato di buon grado) al termine della partita dimostrativa di Elar, per chiedergli le sue impressioni sul gioco e sul metodo scelto per condurlo.

Avevi già provato Elar prima di oggi, oppure non ne avevi mai sentito parlare?

Prima di Play, conoscevo Elar praticamente solo di vista. Conoscendo già Coyote, mi era capitato di prenderlo in mano e di sfogliarlo, ma non me ne ero fatto un’impressione precisa, forse un po’ intimidito dalla mole e dall’ambientazione. Ero rimasto ad un “eh, prima o poi dovrei provarlo”.

Cosa ti ha spinto a provarlo proprio oggi?

Quando ho saputo che a Play le demo sarebbero state a a tema, e il tema per quella di Elar La bussola d’oro di Philip Pullman, libro che adoro, questo mi ha fatto superare tutte le remore e mi sono iscritto di corsa.

Raccontaci gentilmente come è andata.

Davide aveva preparato una bozza dei personaggi principali, trasportati nel mondo di Elar per cui in una versione “ibrida” ma ancora facilmente riconoscibile per i lettori della saga.

Iacopo ci ha quindi condotto attraverso la fase di preparazione, che si occupa allo stesso tempo di caratterizzare i personaggi e di permettere ai giocatori di definire quegli elementi di ambientazione o di trama che vorrebbero vedere affrontati in gioco. Ecco, questa è una caratteristica importante del gioco, c’è una stretta relazione tra la parte delle meccaniche (quella che in un altro gioco sarebbe la scheda classica con la lista delle abilità) e la storia che viene raccontata insieme dai giocatori; l’una e l’altra si influenzano strettamente a vicenda. Ad esempio, con lo svolgersi della trama, una caratteristica del nostro personaggio che gli è venuta utile per togliersi dai guai potrebbe rivelarsi un difetto che lo porta a perdere il controllo, e quindi lui sperimentare una sconfitta che lo porta a riconsiderare la sua immagine di sé, mentre sulla scheda solo poche parole si sono spostate per rappresentare tutto questo.

Quali sono le tue impressioni sul gioco, ora che hai terminato la prova?

Elar è un gioco complesso. Occorre sicuramente dedicargli un po’ di tempo per capirne bene il flusso e come muoversi tra le sue tante sfumature. Fortunatamente, non al punto da rendere impossibile gustarselo in una demo in fiera, al contrario: anche in mezzo alla confusione dei tavoli per il gioco libero abbiamo seguito i personaggi tra le nevi e i ghiacci perenni, portandoli a penetrare in una base segreta del Magisterium, che aveva messo a punto un piano per separare gli esseri umani dalla loro anima magica e creativa, e creare così orde di sudditi molto più semplici da controllare.

La demo ha soddisfatto tutte le tue curiosità su Elar?

Chiaramente, è pensato per rendere sulla lunga distanza, su storie da seguire per molte sessioni, ma l’assaggio che abbiamo avuto a Play è stato interessante, ci ha fatto intuire le sue potenzialità. Mi è rimasta per esempio la grande curiosità di vedere come risulta in gioco la meccanica che porta i personaggi che fanno più ricorso ai grandi poteri al loro disposizione a corrompersi e perdere il proprio lato umano. E la sua strana ambientazione, con le razze ad essere quasi una metafora delle lotte di classe ottocentesche, e una scienza che sfuma nella magia, ha cominciato ad intrigarmi.

Ci sono altre demo a cui vorresti partecipare?

Volevo provare la demo di Ravendeath, su C’era una volta il West, un’altra che non mi sarei fatto mancare per nulla al mondo, ma, ahimé ero già occupato

Grazie per averci dato le tue impressioni, sei stato molto gentile.

Intrigato dal suo entusiasmo e da quello degli altri giocatori seduti al tavolo, ho ceduto anch’io alla tentazione e mi sono fermato qualche minuto dove Iacopo stava mostrando in quel momento Contenders, per osservare da vicino le reazioni dei partecipanti.

Potendo scegliere tra molti film a cui ispirarsi, tutti quanti hanno dimostrato un grande interesse nella decisione dell’ambientazione, che si è trasformata velocemente in puro e semplice entusiasmo, probabilmente perchè coinvolti dalle possibilità del gioco.

Sono rimasto sorpreso da quanto tutti, anche chi si avvicinava al gioco per la prima volta e non ne aveva mai sentito parlare, hanno colto e compreso i parametri e le meccaniche di base, e dalla voglia collettiva di collaborare con gli altri partecipanti per migliorare la storia il più possibile.

Durante la sessione vera e propria ho visto tutti divertirsi ed hanno dimostrato di aver realmente compreso il metodo di gioco, tanto che alcuni giocatori hanno cominciato subito a sviluppare tattiche e piccoli escamotage!

Ho posto poi alcune domande generiche su come hanno trovato Contenders, alle quali mi è stato risposto che la demo è stata molto chiara e il gioco li ha particolarmente convinti. Il più entusiasta del tavolo mi ha risposto “Questo gioco è una figata!”; direi che questo dimostra che si sono divertiti, e questa è la cosa più importante.

Dopo aver raccolto questi commenti spero vivamente che Coyote Press continui a condurre le dimostrazioni con questo metodo durante i prossimi eventi (in modo che pian piano possa provarle tutte anch’io!), continuando a far divertire i giocatori con i loro giochi.

Lo stand Coyote con Davide e Iacopo al lavoro

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