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La protagonista di oggi non è famosa, non ha alle spalle una grande casa editrice e studia e lavora normalmente per cercare di mantenersi. Chi è?
E’ Elisa Erriu, una nuova promessa del panorama fantasy italiano. Per una volta, si, promessa. Il suo romanzo, “Era del Sole” è uscito nelle librerie un paio di mesi fa, dopo un lungo e doloroso parto editoriale fatto di porte in faccia, editor scapperecci e tentativi di convincerla a rendere i personaggi “più vicini all’aspettativa del pubblico” (a.k.a. Bella Swan e compagnia cantante).
Invece che cosa ha fatto Elisa? Ha preso le porte in faccia, la coccolato il suo romanzo e ha, impeterrita, continuato la sua avventura, alla ricerca di qualcuno che la aiutasse a portare avanti il suo progetto, tra editor “non ufficiali” disposti a darle una mano e giorni e giorni di ristudio di interi capitoli, fino alla sopresa finale: una piccola casa editrice che si è offerta di pubblicare il suo romanzo. OZ alla fine della Strada di Mattoni Gialli, la realizzazione di un sogno… che si spera continui a proseguire.

Il simpatico cane di Elisa legge il suo libroNon siamo qui per parlare del romanzo. Quello, si auspica, lo reperirete o nelle librerie o su Amazon, dov’è in offerta a 2,99 in edizione Kindle. È opinione di chi scrive che sia un ottimo prodotto. Un fantasy originale che però non si spinge al rifiuto categorico modaiolo di tutti i canoni stesi dai Padri Fondatori del genere. Un romanzo che, visti gli ultimi exploit editoriali dei grandi titoli fantasy italiani, fa quasi riprendere un po’ di speranza nel mondo.
No, dicevo, siamo qui per parlare di Elisa con Elisa, in questa piccola intervista che ha accettato di rilasciarci per raccontarci non il suo libro, ma per condividere con tutti noi (mi metto nel numero) che coccoliamo romanzi nel cassetto, la sua storia, le sue speranze, gli ostacoli e le difficoltà.

1. Intanto bisogna partire dal classico, altrimenti la gente si impanica: perchè scrivere un romanzo fantasy? Voglio dire, invece di, non so, fare rafting? E perchè proprio fantasy? Non ti ha spaventato il panorama poco favorevole della letteratura italiana, che da la precedenza alla ribalta a schifezze erotiche, libri dei calciatori e/o saggistica impegnata da tenere in libreria?

Detto così, in effetti, me lo chiedo anch’io: perché diamine ho scelto un romanzo fantasy?? In Italia per giunta??
Ma in realtà non è un fantasy “classico”, non è uno di quelli che (come ha definito magistralmente un mio amico) è solo DRAGO-SPADA-CULO. Innanzitutto, non ci sono draghi, bensì ci sono creature appartenenti alla mitologia Giapponese, come i Kami, che sono proprio le “Divinità” Giapponesi. Nel mio romanzo i Kami sono “divinità con sembianze demoniache”. Che tradotto vuol dire che CIASCUN Kami ha un aspetto individuale, che viene descritto nel dettaglio ma lascia l’interpretazione al lettore di immaginarsi queste creature un po’ come draghi un po’ come vuole. Poi ci sono gli Yōkai, che nella cultura Giapponese sono proprio i “demoni”, i mostriciattoli strani che riempiono il folklore del Sol Levante. Nel mio romanzo sono due esseri che hanno “condiviso” il proprio corpo con un’altra anima, una sorta di Dr. Jekyll e Mr.Hyde più complessa, perché non è scontato che uno sia il lato “cattivo” dell’altro… Poi ci sono gli elfi, è vero, ma non sono quelli del Signore degli Anelli, anzi, un lettore attento potrebbe riconoscere che non sono proprio elfi, ma semplicemente una particolare civiltà riconoscibile anche ai giorni nostri. Poi ho arricchito il mio libro con la prospettiva in prima persona, anzi, anche tematiche autobiografiche, altro poi con tematiche “mature”, e non solo per quei due o tre incontri amorosi, ma per aspetti duri a digerire, come in alcuni pezzi, un particolare senso di violenza, in altri l’idea del cosa c’è dopo la morte, cosa è veramente l’amore e cosa l’odio, quando, come e perché, alle volte amore e odio si confondano, così come il bene e il male…
Insomma, io non ho un motivo per cui ho scelto il romanzo fantasy, a dire il vero non l’ho scelto. L’ho fatto. Però anche il rafting, pensandoci bene……….

2. Come è nato Era del Sole? Vogliamo il momento in cui hai sentito il *ping* e hai capito che da quel momento avresti perso giorni della tua vita a raccontare. La storia è arrivata tutta di colpo o poco alla volta? E i personaggi?

Il *ping* è arrivato ormai 13 anni fa. Avevo dodici anni, una mente troppo fantasiosa, amavo inventare storie e quell’estate ero particolarmente motivata. Mi ricordo ancora adesso, con esattezza, il momento del *ping*. Stavo giocando a “The Legend of Dragoon” (se non c’avete mai giocato, sono personalmente dispiaciuta per voi) e mi sono chiesta: <<che figata questa cosa di trasformarsi a piacere con un drago!>>. E’ nata proprio così, da un’idea e dalla mia fantasia, coltivandola, cambiandola, definendola, modificandola, limandola. La storia è arrivata tutta di colpo, ma il libro poco alla volta. POCHISSIMO anzi. A dire il vero, ho scritto 5 versioni diverse del mio romanzo prima di arrivare a questa stesura. A conti fatti, è come se avessi scritto 5 libri. I personaggi…..sono letteralmente cresciuti con me. Non sono solo, come romanticamente potreste pensare, “una parte di me”. Sono proprio una parte della mia vita. A dire il vero hanno nomi e cognomi anche qui nel mondo “reale”.

3. Come hai gestito il tuo lavoro? Periodi di scrittura isterica o hai seguito uno schema preciso e ordinato con mappe e brainstorming per iscritto?

Chi mi conosce sa che sono sincera come uno spigolo sulle gengive. Il termine “periodo di scrittura isterica” sarebbe quello che sceglierei tra queste opzione; ma il termine “isterica” temo sia riduttivo. Vedete, per me scrivere era partito come un gioco, qualcosa che non facevo neppure per divertirmi, semplicemente un passatempo poco serio. Poi ho provato a mandarlo a diverse case editrici e sono arrivati i primi no. E’ stato allora che ho preso l’iniziativa di “fare sul serio”. Lo so che state ridendo a immaginarvi una ragazzina di 12 anni tutta magrina che vuole “scrivere un libro sul serio”. Ma io, già allora, avevo iniziato a metterci l’anima in quel libro: quando i miei personaggi soffrivano, soffrivo con loro, quando gioivano, io ridevo nel scrivere le frasi. In meno di un anno (scuola compresa) avevo scritto circa 700 pagine. E quando i parenti o alcuni amici per lo più, ti dicevano “smettila”, quando le case editrici mi dicevano “non va bene”, non stavano solo (giustamente) abolendo un libro che ai tempi era scritto in stile Iliade di Omero (usavo gli aggettivi come se non ci fosse un domani e avevo uno stile così arcaico che sfiorava il volgare di Dante. Giuro), stavano però abolendo una “parte di me”. E credetemi, per quanto potessero avere ragione tutti, faceva davvero male. Ci sono stati anni che mi ero rifiutata anche solo di guardare il file Word del mio libro. Solo più avanti ho deciso che con i sentimentalismi non sarei arrivata da nessuna parte, così ho lavorato con calma. Non solo con schemi precisi e ordinati. Ma lavorando davvero, nel senso studiando (da autodidatta) cosa è una trama, come costruirla, come carpire le tecniche segrete dei grandi scrittori e creare anche io qualcosa di simile, adattandolo però al mio stile, migliorando le frasi per far sì che piacessero a me ma anche a chiunque legga, insomma, capire il “senso” delle parole, che era ciò che più preferivo, e riuscire a ordinarle in maniera adatta. Come, ad esempio, sapere che per definire il lavoro del mio libro, userei semplicemente questo: “espiazione”.

4. Hai sempre pensato di pubblicarlo, o almeno tentare, o all’inizio era uno “scrivere per il cassetto” che si è trasformato nella “grande impresa”? E che cosa ti ha spinto a decidere per la pubblicazione? (perchè visto che è uscito direi che è abbastanza chiaro cosa tu abbia deciso)

All’inizio, come detto, a 12 anni non lo vedevo nemmeno come un sogno, ma un semplice “diario segreto”, se vogliamo. Mia madre invece (spudorata) l’ha fatto leggere a una filiale della Mondadori. Loro mi hanno detto di no, così ho deciso che per me invece era sì. E da lì ho incominciato a coltivarlo e lanciarlo nella “grande impresa”. Volete sapere cosa mi ha spinto quindi? Nessuno. Non mi ha spinto proprio nessuno. Anzi, a dire il vero mi esortavano proprio di smettere. Solo che a me quel “no” non era piaciuto. Chiamatela tenacia, determinazione, perseveranza, cocciutaggine, come volete. Io semplicemente non riuscivo a smettere di scrivere.
5. Com’è partita la tua avventura a livello editoriale? Come ti sei mossa per cercare di dare alle stampe il tuo bambino?
Ho iniziato nei peggiori dei modi (almeno per me): farlo leggere alle case editrici. Per lo più senza averlo protetto. Ma figuratevi se, a 12 anni, sapevo cosa fossero i diritti d’autore o le dinamiche DIETRO….
Il mio libro era palesemente un libro che uno a 12 anni non potrebbe manco pensare di scrivere. Non per elogiarmi, tutt’altro. Il mio punto di riferimento, come già detto, era l’Iliade di Omero! Per farvi capire:

[…]A Daila si smorzò il fiato in gola appena vide la leggendaria creatura, grandiosa come le più belle fantasie materializzavano, imponente e venusta come solo gli antichi paladini erano stati. Il corpo allungato e aggraziato di un serpente, ma sorretto da robuste zampe artigliate. Daila rimase affascinata a osservare il drago, affinché conservasse per sempre tale immagine fantastica, quando il drago irruppe il silenzio magico emettendo un acuto, ma incantevole canto; […]

Questo è un estratto della mia stesura a dodici anni. A dodici anni io scrivevo VENUSTA. Capito?
Mi avevano scritto (ho ancora la letterina da qualche parte) di migliorare infatti la mia scrittura, che era troppo arcaica. Non c’è stata per me la “magia” che nonostante la scrittura, prendessero l’idea del mio libro e mi aiutassero a crescere… Ci sono stati dei casi, però, dove vedevo “stranamente” idee del mio libro realizzate successivamente in altri libri…ma questa è un’altra storia. Non c’è stata, a dire il vero, una grande avventura con le case editrici. La verità è duplice: o io non davo quello che volevano, o non volevo darglielo..
E’ innegabile il fatto che nessuno, NESSUNO, possa pensare anche solo per sbaglio di scrivere un romanzo PERFETTO, ci sarà sempre qualcosina da correggere o da sistemare. E’ stato così per Manzoni, figuratevi se non lo è per noi comuni mortali… Quindi io non dico che era perfetto, sicuramente era da sistemare. Ma non ho avuto la fortuna che qualcuno mi aiutasse….

6. Come hai trovato il tuo attuale editore? Racconta a generazioni di scrittori disperati come ti sei lanciata nel mondo della carta stampata!L'autrice del romanzo

Cari compagni, quando ho trovato il mio editore, io il giorno prima stavo predisponendo il file Word per fare Self publishing. Mi è venuto l’atroce sentimento di chiedere alle mie librerie locali se arrivavano i libri di questa linea di Self publishing. Sono capitata in una libreria qui storica bresciana (si chiama Tarantola) che, casualmente, fa anche una microeditoria (io non lo sapevo). E’ nato tutto così: ho chiesto se gli arrivavano questi libri (ho già detto che sono sincera?) e loro mi hanno detto “perché non ce lo fa prima vedere a noi questo libro?”
E Dio disse Kung, e Kung Fu…

7. Qual’è la cosa peggiore e quale quella migliore dell’esperienza di pubblicare qualcosa con case editrici?

Esperienza peggiore: sebbene tu abbia pubblicato con una casa editrice, il cercare di farsi conoscere non è semplice. Bisogna macinare tra siti, pubblicità, promozioni, sto pensando addirittura di guardare Concorsi (Dio, che ansia…), e se non hai molti soldi come la sottoscritta, tutto questo si trasforma in una sorta di macina sassi. Ah, sì, mi dicono tra l’altro che nel mezzo avrei anche gli esami universitari…Ma che sarà mai?
Esperienza migliore: hai pubblicato con una casa editrice.

8. Cosa, o chi, o tutte e due, ti ha aiutato a non perdere mai la fiducia e la speranza di vedere Era del Sole nelle vetrine delle librerie?

…..la follia va bene lo stesso?

9. Cosa pensi del Self-Publishing in generale? Pensi che sia una risorsa valida oppure che sia un modo tanto per evitare che tanta gente intasi le case editrici coi loro obbrobri?

Penso tutt’e due le cose. Perché secondo me il mezzo, il Self-Publishing, è un’idea geniale. Finalmente siamo LIBERI. Però in alcuni casi ho potuto vedere che non sempre essere liberi è sinonimo di “qualità”. Lasciamo perdere qualche errorino di battitura. Io intendo proprio trame, storie da farti venire il sangue ghiacciato. Ma consoliamoci. Ci sono storie obbrobriose anche nelle più grandi case editrici (e pensate che alcuni hanno pure pagato per farlo stampare!!)

10. Com’è la tua esperienza con la promozione del tuo libro?

…..posso ripetere “follia”? No, dai, scherzi a parte le recensioni per ora sono una vera gioia per gli occhi. Le presentazioni, essendo le prime, tutto sommato bene dai. Think positive. Io perlomeno sono sempre dolce e pucciosa alle presentazioni…

11. Cosa cambieresti delle tue decisioni prese fino a qui in merito al tuo romanzo e cosa invece manterresti ipeterritamente?

Imperterritamente manterrei tutto ciò che ho fatto a livello di scrittura per il mio libro. Non lo cambierei di una virgola. Forse avrei cambiato, col senno di poi, ad avere contattato alcune case editrici…ma, ehi, magari con altre finiva anche peggio!!

12. Torniamo sul classico: un autore che ti ha ispirato e uno che vorresti vedere bruciato sul rogo (un’idea ce l’avrei ma poi mi dicono che sono di parte)

Un autore, solo uno, che mi abbia ispirato, è difficile da dire. Ho letto veramente tantissimo, di tanti generi diversi. Non credo però, sono sincera, che un autore mi abbia ispirato, nel senso che abbia preso spunto da esso per il genere o lo stile o qualche trama. Anche perché, come già accennato, è in larga parte autobiografico. Posso dire però che la cultura giapponese è intrisa in molti aspetti del mio libro. L’aspetto dell’onore, del rispetto, anche della mentalità giapponese, molto “filosofica” se vogliamo. Come poteva essere altrimenti visto che in parte sono una giapponese mancata… Per farvi capire cosa intendo, nel mio libro c’è un protagonista maschile che è un principe dannato incapace di sorridere. No, sono seria, si può descriverlo brevemente così: “capelli di platino, occhi arancioni, corpo atletico e umorismo nero come la peste” Ma ha i suoi motivi… Avete presente Kenshiro? Ecco…
Un autore, solo uno, che vorrei vedere bruciato, è difficile da dire………e purtroppo non posso fare nomi… posso però dire che la colpa più grande non è loro, ma è dei relativi compratori che incentivano le case editrici a incentivare alcune persone a scrivere “roba così”. E parlo dal punto di vista di disgraziata persone comune, non di autrice che vuole tirare acqua al suo mulino…

13. Hai consigli, sempre per quegli scrittori disperati di cui si parlava prima? Un incoraggiamento, un messaggio tantrico prima di salutarci?

Sì. Nella vita ci vogliono, come dico sempre, le tre C: Conoscenze, Capitali, oppure CULO. Se non avete una di queste, vi rimane solo di crearvene una voi: COMPETENZA (altrimenti traducibile con CAZZUTAGINE).
Non pensate di aver creato la Divina Commedia 2.0, è impossibile e anche un po’ offensivo. Cospargetevi di umiltà, tantissima umiltà, ma non di servilismo. Vogliate migliorarvi, ma non allontanatevi da ciò che volete che sia la vostra opera. Non dovete crederci o convincere gli altri a crederci. Dovete realizzarlo, anche a costo che uno psicopatico vi bruci il computer e vi faccia perdere una gran parte del vostro libro insieme alla vostra salute. O peggio ancora. Vi lascio questo messaggio, che è scritto nel mio libro, che mi ripetevo anche io spesso:

<<Capisco che vuoi andartene, capisco che è meglio stare seduta su una poltrona piuttosto che farsi il culo, ma la realtà è questo, sangue e calci in culo. La realtà, forse, è che ancor prima che questo mondo vivesse in te, tu vivevi in questo mondo. Non era un “sogno”. I sogni siamo noi. Sono alle volte ciò che è più reale di noi stessi. Sono le nostre speranze, le nostre scelte, il nostro spirito. Sono le nostre uniche armi per combattere un destino che non ci appartiene. …Alle volte dentro i cassetti ci siamo noi, mentre i sogni sono fuori.>>

Per tutti coloro che sono arrivati fino a qui, un sentito ringraziamento, o se volete un sentito ”Onegaishimasu” .

Concludiamo dandovi modo di trovare questa paz… questa donna eccezionale o sul sito www.eradelsole.com oppure sulla pagina Facebook del libro da cui sono state tratte le immagini di questa intervista.
E vi diamo appuntamento alla prossima puntata!

 

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