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e6f4e1353ce00caf99d21a0a81b5eb7bAttorno ai sette anni ero solito sbirciare un vecchio Atlante DeAgostini di mio padre; due in realtà: uno aveva una riga arancione, l’altro verde, al centro della copertina. Nelle due ultime pagine si potevano vedere alcune rappresentazioni dello spazio in sfondo blu scuro. La foto qui a fianco, presa da internet, non rende giustizia perché appartiene ad una versione successiva; quello dove leggevo io aveva le intere doppie pagine blu, non dava scampo. Aveva terrificanti immagini del sole, rappresentazioni delle stelle che mi davano i brividi. Credo di averci fatto sopra qualche incubo, perché nella mia immaginazione quelle due pagine erano la fine dell’universo intero. Certo, forse è tutto da attribuire alla fantasia di un bambino, ma ancora oggi a ripensare a quelle pagine provo qualcosa: la sensazione che l’universo mi sovrasti.
Recentemente però siamo quasi tutti andati al cinema a vedere InterstellarGuardian of the Galaxy e l’idea che ci passano è che, pericoloso o meno che l’universo sia, siamo nati per esplorarlo. Fino in fondo, in un modo o nell’altro. Le teorie sul viaggio interstellare si sono dibattute a lungo e non è l’oggetto di questo post: oggi vorrei parlare di spazio, paradossi ed entropia, collegandomi ad un articolo uscito tre giorni fa su IFLScience. Ringrazio Flavio per avermelo fatto scoprire. Vorrei dunque esplorare con voi alcuni concetti di cui si parla in quell’articolo e snocciolare qualche spunto per campagne di giochi di ruolo. Se vi state chiedendo come mai mi interessi così tanto, dovete sapere una cosa: pur spaventandomi, su quelle pagine ci sono tornato tantissime volte. Sbirciare dentro significa certamente paura, ma anche altro nella mia testolina.
Senso dell’ignoto e voglia di esplorazione.

Backwards in Time.

Partiamo dall’articolo di IFLScience. Cosa ci racconta? Una cosa da poco: degli scienziati hanno teorizzato l’esistenza di un universo parallelo al nostro che si muove indietro nel tempo. Calma e gesso.
Per concepire questa particolare idea bisogna considerare che gli scienziati si riferisco ad un concetto di tempo particolare: oltre alla normale linea del tempo, nell’articolo si spiega che per il nostro universo si utilizza una thermodinamic arrow of time per la quale l’universo si muove assecondando l’entropia:

According to this thermodynamic arrow of time, things increasingly fall apart.

Se ciò è vero, dice l’articolo, il nostro universo si deve essere generato in un momento di bassa entropia. I nostri tre scienziati, Julian Barbour , Tim Koslowski e Flavio Mercati, hanno invece teorizzato l’introduzione di una nuova arrow of time basata su un altro fattore rispetto alla termodinamica: la gravità. Per arrivarci hanno condotto uno studio teoretico grazie ad un computer, simulando l’interazione di 1000 particelle sotto l’influenza di un campo gravitazionale newtoniano e hanno scoperto che ogni configurazione di particelle si organizzava in uno stato di low-complexity. Da lì le particelle si espandevano in due direzioni simmetriche e opposte sulla arrow of time. Il loro comportamento è stato avvicinato a quello delle api in sciame per il Big Bang; uno sciame che però ha generato due distinte evoluzioni! L’ultima parte dell’articolo è un must per chiunque sia rimasto colpito anche da Interstellar:

“This two-futures situation would exhibit a single, chaotic past in both directions, meaning that there would be essentially two universes, one on either side of this central state,”Barbour tells Scientific american. “Both sides could sustain observers who would perceive time going in opposite directions. Any intelligent beings there would define their arrow of time as moving away from this central state. They would think we now live in their deepest past.”

Viaggiare attraverso la gravità.

Il primo spunto che mi è venuto in mente per campagne di ambientazione fantascientifica è quello dei viaggi nel tempo.
Questa scoperta potrebbe portare uno scienziato a sviluppare un macchinario che sfrutta “una delle poche cose che trascende tempo e spazio“: la gravità. Si potrebbe ipotizzare che questo scienziato riesca a produrre un macchinario che traccia la gravitational arrow of time (GAoT) e impedisce a chi è all’interno di subire qualsiasi modifica temporale “ingannando” l’universo e trasformando chi è all’interno in gravità. Inizialmente, questo scienziato potrebbe aver creato la macchina come una sorta di sistema alternativo di ibernazione: un modo, dunque, per sfruttare il viaggio interstellare senza doversi ibernare; ma questo sarebbe come navigare nello spazio con la macchina rimanendo immuni agli effetti del tempo.
Se invece si scoprisse come viaggiare tra campi gravitazionali con la stessa macchina si potrebbe impostare la traccia della GAoT perché rincorri non l’entropia (che governa il passaggio da passato a futuro), ma la negentropySi andrebbe così a ricercare nel tempo quel momento gravitazionale in cui l’universo era in low-complexity e avvicinarsi sempre di più al Big Bang – e addirittura oltre, nell’universo contrapposto al nostro in cui il tempo viaggia al contrario.

Multiapocalissi per il Multiverso.

Il nostro universo si espande, lo fa anche mentre io scrivo e mentre voi leggete. Negli anni venti, Albert Einstein propose una teoria alternativa a quello dell’universo in continua espansione fino a sopraggiungere ad un momento di nulla cosmico: il modello ciclico. Secondo tale teoria, l’universo che noi conosciamo nato dal Big Bang sarebbe terminato con un opposto Big Crunch. Questo sarebbe stato anche il big bang di un nuovo universo, in una sorta di perenne auto-rigenerazione della realtà in cui ci troviamo.
Contemporaneamente a questi studi, si è diffusa l’idea del multiverso: un insieme di universi paralleli generati da una stessa origine, che corrono vicini ma senza mai toccarsi e rappresentano diversi modi con cui il tempo può evolversi. Ebbene, non solo la scoperta della GAoT permetterebbe di procedere nello studio teoretico di universi paralleli, ma potrebbe anche generare un ulteriore paradosso.
Una fine dell’universo diversa per ogni universo creatosi nel multiverso!
Ad esempio, riprendiamo il concetto dell’articolo secondo cui si sono creati due universi opposti, ma sulla medesima linea del tempo gravitazionale. Bene, sapendo che esistono due possibilità opposto della fine di questi, potrebbe essere che l’universo A finisca secondo quanto descritto dalla teoria dell’espansione e l’universo B secondo la teoria ciclica! Questo significherebbe che almeno uno dei due universi costruiti da un Big Bang sopravviva ad esso, decada in un big crunch e crei due ulteriori universi!
Tra l’altro, recentemente le onde gravitazionali sono state oggetto di studio proprio in relazione alla ricerca delle prove empiriche anche solo della teoria del multiverso. Tutto questo permetterebbe di inserire in una propria campagna dei mondi paralleli fondati su qualche nozione scientifica più credibile di quella fornita da serie televisive come Sliders – sempre che vi interessi rendere la storia credibile, logicamente!

Una eventualità ouroborica.

uroboroTra le tantissime idee che vengono ad un giocatore di ruolo c’è sempre quella di ambientare una campagna alla fine dell’universo, all’avvento di un ragnarok, alla fine del calendario Maya. C’era anche la Gehenna in Masquerade che, se non erro, era il corrispettivo ragnarok per i vampiri. Ebbene, portiamo tutto ciò che abbiamo letto finora all’estremo e immaginiamo l’inimmaginabile: e se i due universi generatisi sulla GAoT fossero parte di un sistema circolare?
Sappiamo che il tempo va solo in una direzione, però non sappiamo se questa direzione sia lineare oppure abbia altra forma. Per un attimo, supponiamo che questa direzione descriva, a lungo andare, una curva. Più il tempo si sposta, più si tramuta in una sorta di cerchio che mangia la sua stessa coda: un universo ciclico, in cui la fine rappresenta, come già detto, un big crunch.
Mode, razze, etnie, governi: si sono succeduti nel tempo, ma nulla sopravvive ad esso. Potremo tranquillamente immaginare che i governi e le razze, anche aliene, più giovani siano desiderose di sopravvivere al big crunch. Andrebbero alla ricerca di salvezza, magari su altre dimensioni.
Immaginiamo ora che il tempo sia un ouroboros che si mangia la coda: mentre l’universo A viaggia verso la fine, l’universo B viaggia a ritroso ma sulla stessa trama, permettendo così il passaggio tra dimensioni. Addirittura, universo A e B si sovrappongono in certi punti dello spazio, dando modo ai nostri avventurieri di sopravvivere. Ma a quale costo?
Soprattutto: cosa troveranno nel nuovo universo? Come la nuova concezione del tempo di quell’Universo avrà impatto sulla loro vita? E sarà davvero salvezza oppure dannazione eterna?

Il ragnarok è qui.

A proposito di errori: può esserci stato un errore nel calcolo dell’espansione dell’universo? O meglio: può essere tutta questa concezione o parte di essa errata? Immaginiamo una campagna esplorativa, stile Richiamo di Cthulhu, in cui i personaggi siano buttati improvvisamente di fronte alla fine dell’universo, una fine anticipata. Cosa potrebbe essere accaduto?
Probabilmente, il ciclico ritorno dell’universo non è dovuto in questo caso ad un big crunch della nostra realtà, ma allo scontro tra la nostra e quella creata contemporaneamente durante il big bang!
In questo scenario, il nostro tempo continua il suo imperterrito commino verso uno stato di allontanamento assoluto, un momento in cui ogni pianeta e stella sarà così distante dal suo vicino da attuare una totale glaciazione e morte dell’universo; l’altro, invece, si contrae ad una velocità molto superiore del nostro, con una costante cosmica realmente intensa. Ecco dove stava l’inghippo: non è la nostra costante cosmica ad essere troppo bassa rispetto a quanto previsto, ma è la sommatoria delle due costanti a non essere stata prevista.
Ecco spiegato perché l’apocalisse avviene ora, adesso. Non resta che sperare, per quei poveretti, che la loro realtà abbia lo scienziato di cui abbiamo parlato sopra e che costui abbia già inventato la macchina del tempo…

Tutte le mode mangiano a ritroso nel tempo.

[Spoiler! Spero che i miei giocatori di D&D Next del venerdì non leggano questa parte: dico a voi ragazzi, saltatela mi raccomando!]
Dunque, una idea che sto già in parte sfruttando per costruire una campagna più fantasy. Non intendo con elfi e nani, se non vi piacciono non metteteli: intendo lontano dalla fantascienza e dalle ambientazioni high-tech.
Immaginiamo che esista un saggio o un grande arcimago che riesca a comprendere lo spaziotempo come mai prima di quel momento era stato fatto: le dimensioni magiche che circondano il piano materiale (midgard) si stanno espandendo e se non si ricorre ai ripari finiranno per vagare sul piano astrale a distanze così ampie che nemmeno il teletrasporto più potente potrà mai raggiungerle. Questo arcimago decide dunque di invertire questa entropia, ma con quale forza? Come si potrà risolvere?
Pensando, arriva ad un concetto particolarmente strano di tempo: ciò che lo compone, per i mortali, è rappresentato dalle mode e dalle culture che via via si rincorrono. Insomma, il tempo è ciò che i mortali creano. Ma questa creazione artificiale, questa inamidatura va contrapposta ad un terzo incomodo: mentre le dimensioni si espandono e il Piano Materiale invecchia, mentre vengono create mode e culture, le epoche le divorano portandole alla morte. Le epoche diventeranno anch’esse via via più piccole, come se fossero contenute nell’epoca precedente, in un pesce che divora pesce che finirà con l’apocalisse.
Nella sua idea, l’apocalisse è sia il completo allontanamento delle dimensioni, sia l’arrivo dell’ultima epoca, cortissima e folle, in cui la magia sarà così potente, così ampliata nella sua diffusione da anni di studi, da generare un cataclisma immane.
Il ragnarok finale. Basterà che uno dei due eventi avvenga per portare alla fine di tutto.
È assolutamente necessario che qualcuno sopravviva a tutto questo, che formi una forza opposta con il compito di far perdurare il più a lungo possibile le epoche e allo stesso tempo combatta l’allontanamento delle dimensioni. Così, fornisce a dei mortali degni di lode due poteri: il voto che permette loro di attribuirsi la difesa e la lotta per mantenere una dimensione ancorata a Midgard, e il veto, che permette di rimandare l’avvento di qualcosa che sta accadendo su Midgard compiendo anche atroci crimini. Con questi due poteri, ancorando parte dell’universo a questi mortali, l’arcimago di fatto crea delle divinità che tali verranno viste dai mortali.
Cosa accadrà dunque alla fine di questo tempo? Le divinità riusciranno a mantenere unite le dimensioni e contemporaneamente a limitare lo studio della magia? Oppure falliranno in uno o entrambi i compiti?

Realismo e fantasia.

Come avete potuto capire, l’ultimo punto ha solo qualche contatto con l’argomento principale. Tuttavia, mi permette di suggerire che una idea può anche essere solo lo spunto per il completamento di un’altra. Spero vivamente che i miei spunti vadano a colmare lacune delle vostre campagne – o addirittura a crearne delle nuove.

Attraverso spazio e tempo.
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