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Main Screen: Secret of Monkey Island

Una schermata che colpisce dritta nell’infanzia. Da osservare con il ricordo mentale del tema Amiga 8bit

Sono Guybrush Threepwood, e voglio diventare un temibile pirata.”
Questo incipit colpisce direttamente nell’infanzia, o comunque nella prima esaltante giovinezza, la media di qualunque nerd che sia degno di questo nome. Parliamo, ovviamente, del videogioco a capitolo “Il Segreto di Monkey Island”, di cui ho meravigliosi ricordi di dischetti da cambiare e il 386 di mio padre nello sgabuzzino dove tenevamo il computer all’epoca, e dove le mie sorelle maggiori e i loro amici si riunivano per cercare di risolvere il gioco. Dato che ancora internet non c’era e le guide, quando c’erano, costavano un’ira di dio. Indipendentemente da questi due problemi, tendeva ad esserci anche una maggiore sportività: essendo un gioco punta e clicca interamente composto da enigmi non avrebbe avuto senso farlo con una guida, il divertimento si sarebbe completamente perso.
Tuttavia mi rendo conto che magari c’è qualche disgraziato là fuori che si è perso questo capolavoro della storica LucasArts (un minuto di silenzio…grazie), e quindi approfondiamolo e scopriamo perché, a mio avviso, sia assurdo che nessuno abbia ancora pensato di creare un gioco di ruolo, o almeno un’ambientazione sul mondo di Monkey Island.

CONTIENE SPOILER DI TRAMA

Una delle prime schermate di Monkey Island

L’inizio della leggenda

La storia comincia con la splendida grafica pixelata di “Secret of Monkey Island” (per l’epoca, uno dei videogiochi con la grafica più avanzata e con una modalità di gioco assolutamente nuova). In questo primo capitolo incontriamo l’incontrastato protagonista della saga: Guybrush Threpwood, un giovanotto che vuole diventare un pirata e si reca sull’isola di Melèe per affrontare le prove necessarie per raggiungere il suo scopo, prove che gli vengono illustrate dai Capi dei Pirati. Una di queste prove gli fa conoscere la governatrice dell’isola di Mèleè, Elaine, della quale Guybrush si innamora perdutamente. Purtroppo, il pirata non-morto LeChuck e la sua ciurma fantasma tramano nell’ombra, perché anche LeChuck è innamorato di Elaine, e la fa rapire. Guybrush deve quindi comprare una nave da Stan, il venditore di navi usate, e raccogliere una ciurma stazzonata per arrivare sull’isola maledetta di Monkey Island, ed impedire a LeChuck di sposare il Governatore.
Che non vi tragga in inganno questa trama all’apparenza seria. Si tratta di un gioco parodico delle saghe di pirati, pieno di prese in giro più o meno palesi: i duelli di spada si vincono grazie ad un sistema di gara di insulti: se rispondi all’insulto nel modo giusto, o se insulti l’avversario e lui non sa ribattere, vinci il duello senza che la tua abilità con la spada c’entri molto.

Duelli di insulti

Tipico duello su Melèe Island

Oppure abbiamo la comparsa, a più riprese, del “pollo di gomma con una carrucola in mezzo”, un oggetto rimasto leggendario e che, effettivamente, si rivela utile all’interno della storia. Per guadagnare i soldi necessari a cominciare le proprie prove, si deve accettare di lavorare per il circo dei Fratelli Fettuccini come uomo proiettile, preposto che ci si sia procurati una pentola da usare come elmetto perché “la sicurezza

Screenshot che mostra, di fianco alle monete, il celebre pollo.

Screenshot che mostra, di fianco alle monete, il celebre pollo.

innanzitutto”. L’universo creato per questo videogioco è ricco e variegato, ironico senza scadere nel banale o nell’eccessivamente demenziale. Non si presta certo bene a gruppi di gioco seri ed epici, ma può essere eccezionale per creare un party scalcagnato con cui divertirsi e con cui giocare ai pirati. Che è sempre una cosa buona e giusta.

Il mondo di Guybrush viene talmente amato che usciranno altri tre videogiochi con lui come protagonista.
In “Monkey Island 2: La Vendetta di LeChuck” il capitano non morto ritorna per vendicarsi di Guybrush, ormai un pirata in salita verso il successo che si sta dimenticando di corteggiare adeguatamente la sua amata Elaine (e che comincia il suo nuovo episodio venendo derubato su un ponte). Il gioco successivo segna un enorme scalino grafico, si passa dal pixel alla grafica a cartoon, che ci conferma che Guybrush è, davvero, un po’ sfigatello ma tanto carino. Si tratta di “La Maledizione di Monkey Island”, dove Guybrush, scappato dalla nave di LeChuck (tanto per cambiare risorto) viene ripescato da Elaine e, messo davanti al fatto che la pazienza della fanciulla sta iniziando davvero a venire meno, le chiede di sposarlo regalandole un enorme (ma ENORME) anello con diamante. Che la trasforma istantaneamente in pietra.

Una scena a lungo attesa

La scena a lungo attesa del fidanzamento di Guybrush ed Elaine

Il resto dell’episodio è l’estenuante ricerca di una cura per questa maledizione, prima che questa diventi permanente privando il nostro eroe dell’unica donna che, probabilmente, avrebbe la pazienza di pigliarselo. Inutile dire che LeChuck, resuscitato e questa volta pure demone, non si farà chiedere due volte di essere il bastone tra le ruote del povero Guybrush.

Infine, relativamente poco fa, è uscito l’insperato quarto capitolo della saga, che passa dal cartoon al poligonale che ci riporta ai personaggi di Grim Fandango, ma in versione decisamente migliorata. Lo stile di gioco passa dal punta e clicca alla tastiera, cosa che decisamente non rende tutti unanimi nella gioia ma che si rivela interessante, specialmente per i nuovi spunti tecnici che rendono il gioco più dinamico. “Fuga da Monkey Island” corona, finalmente, il sogno di Guybrush e di Elaine, che da sposati tornano a Melèe Island, di cui in teoria la nostra sfortunata eroina è governatrice. Peccato che siano assenti da tanto tempo che ormai sono stati dichiarati morti, e qui la trama si sbivia in un simpatico doppio impegno. Elaine affronta una difficile campagna elettorale per riprendere il posto che le spetta, mentre Guybrush, indovinate, ha di nuovo LeChuck alle calcagna, questa volta con un miliardario australiano che intende impossessarsi del manufatto vudù “L’Insulto Supremo”. La situazione costringe Guybrush a ripartire, ancora, per la maledetta Monkey Island. I richiami dal primo capitolo sono tantissimi, per tacer dell’emozione di rivedere Melèe Island in versione grafica realistica e non pixelata.

Una grafica tutta nuova!

Una grafica tutta nuova!

Al di là della trama del videogioco per se, l’universo dipinto all’interno di questi giochi è ampio e lascia infiniti spunti di gioco. Molti personaggi, come il Maestro di Spada, una robusta ragazzona abilissima negli insulti, o Wally il Cartografo e anche lo stesso LeChuck, sono comprimari e avversari che qualunque party sarebbe onorato di seguire e di avere. La narrazione potrebbe parlare di neo-pirati che cercano di farsi un nome tra gare di insulti e bevute di grog (noto per sciogliere le tazze di ferro), oppure pirati affermati che vivono

Il temibile pirata LeChuck

Il temibile pirata LeChuck

avventure nel dotato arcipelago dell’ambientazione, tra mogu, maledizioni vudù, scimmie e tribù di nativi dalle usanze bizzarre. Per chi ama il gioco politico, c’è un seggio governatoriale, e non è detto che usare pirati non possa essere utile. Magari la ciurma di LeChuck si è stancata di dare la caccia solo a Guybrush ed è diventata una minaccia che qualche altro eroe potrebbe prendersi la briga di sventare, lasciando il povero pirata alla tranquillità tanto sudata del suo talamo coniugale.
Per qualunque rule system piratesco, Monkey Island rappresenta un ricco scrigno da cui pescare idee per avventure e luoghi, e anche per lo spirito di impostazione di una campagna. Se non si desidera lanciarsi su qualcosa di eccessivamente serio col rischio, magari, di diventare involontariamente parodie si sé stessi, è meglio lanciarsi direttamente sulla parodia.
Ma quali sono i rule system migliori per calarsi nell’universo di Monkey Island?

Skull&Bones, ambientazione per D&D (fermata alla 3.5, ma d’altra parte sulla 4.0 ci siamo già espressi abbastanza per cui sorvoleremo). Basilarmente, i pirati di D&D, alla cui serietà, o presunta tale, una scossa di ironia adrenalinica come quella che il mondo di Monkey Island ci propina sarebbe, secondo me, un buon respiro. Inoltre darebbe un notevole improvement alle basi dell’ambientazione, molto tecniche, e aumenterebbe il già notevole bestiario. La nota positiva è che Skull&Bones, abbastanza bistrattata peraltro come ambientazione, contiene tutte le regole che servono, dai combattimenti navali alla magia vudù e un ottimo sistema di combattimento “migliorato” per essere adattato a scontri che dell’epico fantasy hanno davvero troppo poco.

Mini Pirates: pochissimo conosciuta produzione dei Cialtroni, si tratta di un’ambientazione pirata steampunk che, davvero, non si capisce perché non sia in possesso di chiunque ami i pirati (cioè, chiunque). Somma il fascino di ciò che abbiamo amato in Eberron, come le navi a vapore, la tecnologia ottonata e cigolante di un meraviglioso settecento immaginario, ad una trama che si sposa perfettamente con i “buchi” narrativi di Monkey Island e ad un’ambientazione generale che permette di contenere molto bene l’arcipelago del nostro cuore. Lo spirito del gioco, inoltre, è perfettamente in linea con la produzione LucasArts, e ci mette come carico un sistema di dadi semplice ed intuitivo basato semplicemente sui D6, il che lascia poco spazio alle discussioni su come imparare e molto più tempo per calarsi una benda sull’occhio e cazzare la randa.

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