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Die_in_Jerusalem_1È sempre difficile parlare di un live russo: le enormi differenze culturali tra la scena russa e il resto del mondo larp fanno sì che anche le cose più ovvie (per un russo) generalmente non siano capite da chi si approccia a un evento russo dal punto di vista occidentale. Ciononostante, il live internazionale sulle Crociate Die in Jerusalem è un evento troppo importante per passarlo sotto silenzio, perciò eccoci qua a informare i nostri lettori su quanto è accaduto dal 31 luglio al 4 agosto scorsi in un’ampia e selvaggia area di gioco nell’oblast’ di Tver’.

Cominciamo col dire che la scena russa mette in campo numeri molto importanti: anche a un live considerato un po’ “di nicchia” come Die in Jerusalem hanno partecipato in tutto 1720 persone, di cui circa 1580 erano giocatori. Oltre agli organizzatori dell’associazione Stairway to Heaven, le 140 persone di staff comprendevano tecnici, artisti, infermieri… Sì, infermieri, perché ai live russi si combatte rigorosamente con armi di legno, e gli infortuni sono tutt’altro che infrequenti: nei cinque giorni di Die in Jerusalem ci sono state circa 700 richieste di intervento medico, tra semplici reazioni allergiche e ferite più o meno serie.

Die_in_Jerusalem_3Die in Jerusalem si inserisce nella tradizione dei live russi rigorosamente storici, basati sulla simulazione “in scala” di un mondo vivo e reale: uso l’espressione “in scala” perché in questi live un’intera città, o spesso un’intera nazione, viene rappresentata da un accampamento di poche centinaia di persone, una battaglia navale tra velieri pirata viene rappresentata da zattere e canotti, e così via. All’occhio occidentale questo può apparire un po’ bambinesco, ma i russi ci sono abituati e non ci fanno caso. In Die in Jerusalem sono state “simulate” otto nazioni orientali (Gerusalemme, Egitto, Siria, Baghdad, Sultanato di Rum, Impero Bizantino, regno armeno di Cilicia, regni crociati), più gli ebrei che facevano un po’ da “nazione sparsa”, diffusa sul territorio di tutte le altre. Ciascuna nazione comprendeva varie città o altre sotto-entità: per esempio i regni crociati erano rappresentati da cinque accampamenti, ognuno dei quali rappresentava una delle città crociate (Acri, Tripoli, Antiochia) oppure una delle fortezze dei cavalieri crociati (quello dei Templari e quello degli Ospedalieri).

Die_in_Jerusalem_6La lista dei personaggi, come da tradizione, è stata preparata dagli organizzatori, in modo da simulare il mondo di gioco in modo “realistico” (per quanto in miniatura) e da far sì che ognuno degli accampamenti risultasse come gli organizzatori l’avevano immaginato. Un approccio radicalmente diverso rispetto a quello dei live di massa occidentali, in cui ognuno interpreta il personaggio che vuole e i live risultano essere un gran mischione di personaggi provenienti da mille ambientazioni diverse. Altra differenza è la presenza, in molti live russi e in particolare in Die in Jerusalem, di workshop di preparazione (in questo caso utili a far percepire come reale l’imminenza della fine del mondo, molto distante dalla nostra cultura ma fondamentale per un personaggio medievale) e di temi forti (l’onore, l’amicizia, il sacrificio…) su cui erano incentrate tutte le trame in gioco.

Alla fine del live, i partecipanti hanno aiutato lo staff a pulire la location in modo da lasciarla esattamente come l’avevano trovata il primo giorno: precauzione indispensabile per mantenere al minimo le tensioni tra la scena larp e l’amministrazione locale (in passato alcune oblast’ russe hanno promulgato leggi che proibiscono lo svolgersi di attività larp sul loro territorio), che però viene tuttora trascurata da diversi altri organizzatori di live. Per quanto riguarda l’aspetto economico, gli organizzatori di Die in Jerusalem non solo non hanno perso soldi nell’impresa (cosa che a volte purtroppo accade) ma si sono addirittura ritrovati con un piccolo guadagno, che investiranno nell’organizzazione del prossimo evento… a cui sarebbe senz’altro interessante partecipare con una piccola delegazione italiana!

 

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