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Salve e benvenuti in questa rubrica tutta particolare chiamata “Chiacchiere da taverna” (per cui è stato creato anche un gruppo ad hoc su Facebook, chi vuole unirsi è il benvenuto. Lo trovate qui.)
Lo scopo di questa rubrica è chiacchierare tra noi, confrontarci, dare suggerimenti a chi non ne sa nulla e vuole provare il nostro hobby, farci conoscere in maniera più precisa e diretta, diciamo. E, perché no, ridere di quel che ci è successo in e out game.
Siccome bisogna pur iniziare da qualche parte, propongo io un argomento. Sentitevi liberi (anzi, vi ingiungo di farlo, per Zeus!) di proporre discussioni, soggetti, lamentele. Insomma, facciamolo, insieme.
Andiamo ad iniziare.

Quella domanda…
“Ho visto le tue foto. Ma cos’è che fai di preciso?”
Ve l’hanno fatta, vero?
Ammettete pure che avreste preferito un’orda di orchi incacchiati neri all’uscio in cerca delle vostre terga per cambiare la pelle dei tamburi da guerra piuttosto che dovervi arrovellare a rendere chiaro quel che per voi è lapalissiano a chi non sa nulla del vostro scellerato hobby. Perché di scellerato hobby si parla, diciamocelo. Voi come avete risposto? Siete riusciti a spiegare quel peculiare fomento che ghermisce il vostro animo “poco prima” (tempo incredibilmente soggettivo – varia da poche ore a mesi interi di struggente agonia) di rientrare nei panni del vostro personaggio, che in fondo sono anche un poco i vostri?

Come rispondere, come trasmettere lo stesso entusiasmo che ci anima?
Molte volte chi mi ha chiesto cosa stessi facendo nelle foto di un live ha creduto fosse una rievocazione storica. Bene:  si può partire dalle differenze tra le due. Facile finché non arriverete al punto in cui nel gioco di ruolo c’è la necessità di usare la meccanica delle abilità. Non demordete proprio ora! Questa è la parte concettualmente più difficile, siamo tutti d’accordo, ma non è la ragione principale che preoccuperà il vostro amico neofita che vi chiede informazioni al riguardo. Nossignore.
Il dubbio principe, la difficoltà insormontabile non si palesa neanche sotto forma di domanda, ma viene lasciato cadere in mezzo al discorso come spartiacque risolutivo tra l’ipotesi di partecipare a un live e l’acquisto della quota: il sempreverde “ma chissà quanto costa”.

No: provare in prima persona un live non costa tanto quanto può sembrare a prima vista. Rassicurateli su questo più e più volte.
Possedere un’armatura completa di piastre, una tenda considerabile in game, dormire su una pelle d’orso vera. Queste cose costano. Ma vengono dopo se c’è la passione, ovviamente.
Per giocare serve un vestiario che sia in tema (e questo è più facile di quanto si pensi) e accessori adatti al personaggio che si vuole fare. Volete davvero portare qualcuno che non ne sa nulla a giocare di ruolo dal vivo con voi? Siate disponibili a suggerire soluzioni, non vi sostituite a questa persona. Il bello, per me, è anche questo: trovare soluzioni semplici ed efficaci per il vestiario, per gli accessori. Fare da me. Decorare una scatolina, invece che comprarla. Siamo tutti d’accordo nell’affermare che un fodero per spada fatto da un professionista sia un pezzo unico, meraviglioso da avere e mostrare. Ma farsene uno, credetemi, regala un altro livello di soddisfazione. Ed inganna il tempo, tra un live ed un altro.
Le soluzioni semplici e a buon mercato (od anche a costo zero) ci sono eccome. Quindi consiglio di suggerire personaggi alternativi al solito guerriero in armatura completa. Quello può arrivare benissimo dopo, se sboccia l’amore con questo hobby tutto strano.
Un’altra resistenza che dovrete affrontare nel convincere qualcuno è la timidezza che potrebbe suscitare il “recitare a soggetto”.  Fateli provare con voi qualche scena. Ruolare è qualcosa che usiamo fin da bambini nei primi giochi con gli altri, ci siamo solo scordati come farlo senza tanti problemi. Proponete uno scenario e lasciateli liberi di fare. Il resto verrà da sé. Incuriosite, ma non insistete. Se potete accoppare orchi e draghi, potete di certo comunicare ciò che il gioco di ruolo dal vivo vi regala, giusto?

Andate, parlatene, condividete, mostrate cosa voglia dire giocare di ruolo. Più siamo meglio è!

 

Alessio “Rios” Serra, operatore sanitario in real life e da poco anche in game, vive nella Maremma Toscana e si è affacciato circa cinque anni fa al GRV, dopo molto tempo speso a immaginarlo e basta. Galeotta fu l’amicizia con amici di amici che lo portò a vestirsi di cuoio, armato di spada e scudo. Oggi, finalmente, si gode il suo ritorno all’hobby che da allora tempo e denaro ingiustamente gli tolsero.

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