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Il crowdfunding, letteralmente “finanziamento tramite la folla”, è una tipologia di finanziamento molto recente, che da qualche tempo sta prendendo sempre più piede anche in Italia.

In sostanza, in che cosa consiste il crowdfunding? È una raccolta fondi gestita tramite Internet. Da una piattaforma (sito) apposita, vengono presentati il progetto e la quota necessaria da raggiungere mediante le donazioni degli interessati. Il progetto può essere praticamente qualsiasi cosa si possa immaginare, dall’apertura di un’attività a opere di beneficienza.  Ovviamente i sostenitori vanno motivati a versare il loro denaro: ecco quindi che un responsabile accorto provvede a stabilire ricompense adeguate per chi dona maggiori quantità di denaro. Anche qui le ricompense sono limitate solo dalla creatività dell’ideatore: buona parte del successo di una raccolta fondi dipende proprio da quanto riesce a invogliare la gente a sostenere il progetto, dato che, in pratica, si tratta di convincere perfetti sconosciuti a donare soldi per la propria idea. Il crowdfunding diventa, quindi, sia da sostenere tramite una buona pubblicità, sia un mezzo per ottenere la stessa.

Come spesso accade nella rete, l’idea in sé è meno rilevante della gestione della stessa: un esempio di crowdfunding riuscito è la celebre “Potato Salad“, un progetto nato per scherzo su Kickstarter (la più importante piattaforma di crowdfunding) che si è trasformato in un incredibile successo di pubblico e di finanziamenti. Qual era il progetto? Preparare un’insalata di patate. Le ricompense? Una fotografia del progettista Zack Brown mentre prepara l’insalata di patate, essere invitati a gustarla, il il diritto di scegliere ingredienti da inserire e ricettari di insalate di patate. Una parodia dei crowdfunding più “seri” che ha raggiunto l’incredibile cifra di 52 mila dollari da parte di più di seimila sostenitori.

Il crowdfunding è ormai una realtà ben sfruttata negli USA (è stato usato persino nella campagna presidenziale di Barack Obama), e ormai è sbarcato anche in Italia, dove ne sono partiti per sostenere anche lodevoli iniziative.  E anche progetti di giochi di ruolo.

L’elenco di RPG finanziati con una campagna di crowdfunding è ormai piuttosto ampio, e il trend è in crescita. In USA, tra gli altri, c’è stata la nuova edizione di Tales from the Floating Vagabond, e anche Monte Cook -figura ormai leggendaria nel settore- se ne è servito per raccogliere ben 500`000 dollari per il suo nuovo gioco Numenera. In Italia è stata finanziata così nel 2013 l’edizione nostrana di Dungeon World, con una raccolta fondi di straordinario successo (benché, a vedere la qualità dell’edizione, venga da chiedersi dove siano stati spesi i soldi). Quest’anno abbiamo visto il successo del crowdfunding di Fate sulla piattaforma Ulule, dove si è svolta anche la raccolta fondi di Runequest 6, purtroppo non andata a buon fine.  Non solo: si vocifera che possa partire un progetto per tradurre Tenra Bansho Zero, che in questo caso diventerebbe il primo GdR nipponico a sbarcare nello Stivale. Nel mentre, la Tin Hat Games ha fatto partire un kickstarter per esportare il gdr italiano Urban Heroes   nel mercato americano.

L’immagine per la campagna kikcstarter di Tales of the Floating Vagabond: praticamente lo Zeitgeist degli anni ’80

Tutto rose e fiori? Ovviamente no.

Il crowdfunding è uno strumento di grandissime potenzialità: basti pensare che, per un gioco di ruolo o un libro, permette in pratica di vendere copie ricevendo in anticipo il denaro necessario per stamparle, il che è tutt’altro che disprezzabile in questo periodo di crisi.    D’altra parte non può -e non deve- essere visto come un metodo per vedersi regalare soldi: il denaro raccolto deve essere investito in maniera evidente nella buona qualità del progetto, pena la perdita di credibilità. Dungeon World, nonostante i diecimila euro ottenuti, è di qualità bassissima a livello di grafica e traduzione, il che non è certo buona pubblicità per la casa editrice.  Dato che le raccolte fondi vengono comunque monitorate dalle piattaforme web su cui si appoggiano, il rischio di subire truffe è molto basso; purtroppo neanche il crowdfunding è esente da pecche, come dimostra la brutta storia dietro a Dungeon Planet. Va comunque evidenziato che, finora, è l’unico caso riscontrato.

 

Per cui vediamo il crowdfunding per quello che è: uno strumento di grande utilità che, in mano a persone competenti, può essere chiave per un grande successo di pubblico e finanziario. Appunto, uno strumento, come del resto lo è la stessa Internet. Per come si sta muovendo il mercato, con ogni probabilità sarà una realtà sempre più presente in un settore come quello dei giochi di ruolo, che fisiologicamente è di nicchia e privo di grandi editori. Se saprà essere sfruttato in modo da permettere progetti di qualità l’intero settore ne gioverebbe.

Vogliamo essere fiduciosi e sostenere i buoni progetti: e ora, con il crowdfunding, anche prima che vengano pubblicati.

 

 

Il crowdfunding nel futuro dei GdR
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A proposito dell'autore

Lavos-D è un illithid colmo di bontà e di dolcezza, che distilla interamente nei suoi favolosi dolci: per questo non gliene resta più quando scrive i suoi acidissimi articoli. Il suo motto è provare qualsiasi gioco esistente, sennò non lo si può criticare. Quando il suo eterno ruolo di master gli lascia tempo libero lavora a GdRITalia in veste plurima di pasticciere ufficiale, redattore, editor, (re)censore, traduttore in seconda e spalla comica a tempo perso. Da quando si è autoproclamato sommo sacerdote del Grande Cthulhu si è montato la testa e non ci si ragiona più.

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